“La contrasteremo in ogni sede”: così i rappresentanti dei Cobas della sanità della Rsu Toscana Centro, Andrea Calò e Domenico Mangiola, intervengono sul dibattito in merito all’integrazione fra l’Ospedale Serristori e il Santa Maria alla Gruccia. Una integrazione che criticano su più aspetti, sia nel metodo che nel merito, e per gli effetti che potrà produrre.
“Siamo fortemente preoccupati per le scelte e le modalità gestionali con cui sindaci e manager delle Asl Toscana Sud-Est e Asl Toscana Centro, designati dal Presidente della Regione, stanno destrutturando l’intero sistema sanitario valdarnese sia del versante fiorentino che aretino”, scrivono i Cobas. “Dietro le roboanti parole del’integrazione, potenziamento e sinergia dei servizi territoriali e dei presidi ospedalieri, c’è la solita operazione di contenimento della spesa, dei tagli ai servizi, attività e prestazioni, riduzione degli organici e attacco alla vocazione del sistema sanitario pubblico a favore di quello privato”.
Nuovi tagli, secondo Calò e Mangiola, si nascondono dietro questa operazione, che definiscono “inutile e dannosa per i cittadini”. I Cobas continuano: “Parlano di investimenti, di risultati ottenuti, di riduzione delle liste di attesa, di sistemi messi in rete dove in realtà le uniche integrazioni che avverranno saranno quelle per foraggiare le cliniche private e strutture societarie di tipo associativo e cooperativistico nate come funghi. Un’operazione solo di potere, dove il bisogno di salute va in subordine alle esigenze lobbistiche e ai grandi interessi in campo”.
E puntano ancora il dito sulla carenza di servizi. “Da questa integrazione non verranno qualificati nessuno dei due presidi ospedalieri, già pesantemente colpiti dalle razionalizzazioni di questi anni. Altro che rilancio della chirurgia generale e specialistica, dell’ortopedia, urologia, cardiologia, oncologia, punto nascita, Dipartimento Emergenza Accettazione e Pronto Soccorso, rianimazione, dialisi, anatomia patologica e tutto l’insieme della diagnostica e analitica strumentale e della stessa riabilitazione, che in questi anni sono stati soppressi, depotenziati o trasferiti in altri ospedali o strutture private”.
“L’integrazione ospedaliera annunciata distruggerà entrambi gli ospedali, e consentirà solamente l’attribuzione di poltrone di primariato a chi ha accompagnato in questi anni lo svuotamento dei due presidi ospedalieri”. Anche sul metodo i Cobas sono critici: “Avvilente è il modo scomposto con cui i manager stanno annunciando spostamenti di pazienti e posti letto, da un presidio all’altro, come se i pazienti fossero birilli. Stessa operazione sta avvenendo sul piano territoriale e distrettuale, dove le case della salute, la foglia di fico dell’Assessore regionale alla Salute e di tanti Sindaci, stanno subentrando alla organizzazione sanitaria territoriale e domiciliare senza qualificarli e potenziarli”.
Ricordando che a Figline si attende ancora la completa applicazione dei Patti territoriali del 2013, e che nel frattempo alla Gruccia si è passati dalla soppressione del servizio di anatomia patologica, dalla riduzione di reparti come urologia, o ginecologia, e dalla chiusura del centro diurno del Sert, i Cobas concludono: “Mentre il teatrino regala la scena ai Sindaci, all’Assessore Saccardi, ai manager Desideri e Morello, in tutto il territorio la popolazione è attonita e si chiede dove finirà il diritto alla salute e dove ci si potrà curare in Valdarno. Come Cobas denunciamo l’operazione poco trasparente e non prevista dalla normativa sanitaria regionale dell’integrazione tra i due Ospedali, definendola pericolosa, dannosa e inutile, da non sottovalutare poiché in questo compro, baratto e svendo si abbassa l’intero sistema di protezione sociale e di tutele”.