Riferito alla preintesa sottoscritta e ora al vaglio della lente di ingrandimento di altre istituzioni ma soprattutto della Corte dei Conti per la sostenibilità economica, con l’approfondimento odierno XXII chiudiamo una nemmeno tanto ironica carrellata di istituti contrattuali che portano con sé nuovi dubbi e consolidate certezze, spruzzata di contraddizioni e perenni illusioni.
Illusioni che i gap tra professioni, tra professionisti, tra contratti siano colmati.
Stiamo cercando di vedere la preintesa come bicchiere mezzo vuoto per poter impostare nel futuro una qualche possibilità di miglioramento. Poi magari è invece mezzo pieno…
Ci sono, appunto, molte contraddizioni e molti dubbi che agli addetti ai lavori non possono passare inosservati per onestà intellettuale e per rispetto di sé stessi.
Poi è tutto opinabile, ma ci pare che ci sia poco da contestare alle contestazioni sul testo di istituti contrattuali borderline.
Dal punto di vista normativo molte cose sarebbero da migliorare soprattutto su orario di lavoro, formazione, obblighi del dipendente, indennità di disagio, pari opportunità.
Dal punto di vista economico pochi margini di manovra.
Persistono gravi sperequazioni importanti rispetto al contratto dirigenza medica.
Complessivamente un “facite ammuina”, vedasi “aree” piuttosto che le disapplicate “categorie”.
Sottoscrizione della preintesa quindi insufficiente?
Ai posteri l’ardua sentenza.
La professione infermieristica contava poco prima e poco continua a contare adesso, paradossalmente, pur con le ooss di categoria firmatarie di contratto, che oltre a qualche ininfluente novella ed ad effetti annuncio non possono spingersi.
La quinta Area è un contenitore vuoto.
L’orario di lavoro è solo ipoteticamente di 36 ore.
La formazione è un optional e non un dovere.
L’esclusivitá del rapporto di lavoro una presa per i fondelli.
L’area contrattuale autonoma una barzelletta.
Gli obblighi del dipendente sono un insulto al percorso, alla responsabilità, all’autonomia, ai diritti, al profilo dell’infermiere, che continuerà ad eseguire ordini di servizio impartiti dai superiori, con il bene placet del nuovo corso sindacale che avanza.
Sulle indennità di disagio sia sufficiente il trattamento riservato ai professionisti sanitari che operano negli stessi ambienti di lavoro dove alla dirigenza medica è riservato un riposo biologico di giorni 8 e al comparto di giorni 0.
Sulla formazione complementare degli OSS che in Veneto ma non solo ha fatto stracciare le vesti a certo sindacalismo di categoria, la ciliegina sulla torta: ”compagni, ci siamo sbagliati.”
Potremmo continuare, ma non tutto è da scartare e quindi guardiamo comunque alla prospettiva futura con “rinnovata” fiducia.
Ognuno dei diretti interessati, i 550mila circa lavoratori del comparto sanità, sapranno a tempo debito come commentare e cosa salvare.
Noi abbiamo fatto il nostro con qualche spunto che stava passando sotto silenzio.
Ma non apparteniamo alla confraternita dell’indifferenza generale e quindi liberi di essere semplicemente noi stessi.