La incredibile ed ignobile vicenda dell’Ospedale di Nola è solo l’epifenomeno di un più complicato e complesso puzzle. Che non riguarda esclusivamente un ambito territoriale circoscritto, le funzioni o le responsabilità di uno o più soggetti, le inefficienze di singoli uffici o di specifiche personalità. Perché in quella surreale odissea, e negli eventi successivi a quel dramma, è l’intera organizzazione della sanità campana ad essere crollata miseramente. Quando c’è gente gettata a terra in cerca di aiuto ed eroici medici e sanitari che cercano di districarsi come meglio possono in quell’inferno di follia, vuol dire che si è giunti al limite della civiltà. Siamo alla vergogna, alla pubblica ignominia. E quel che ne è poi seguito, tra rimpalli di responsabilità, sciacallaggio politico, opportunismo mediatico ha definito più nettamente i contorni di un caso che evidenzia tutte le crepe e le lacune dell’organizzazione amministrativa pubblica. E se l’episodio di Nola sembra minare le fondamenta stessa dell’ordinamento sanitario regionale, analoga considerazione può proporsi in merito alla negata assistenza ai bambini diversamente abili da parte del Comune di Napoli. De Magistris, pertanto, ha davvero poco da commentare le nefandezze e le responsabilità del governatore, che ci sono tutte. È, infatti, da mesi che il sindaco e l’assessore competente si sono impegnati a risolvere la questione ma, ad oggi, tutto prosegue come se nulla fosse ed i bambini disabili continuano a soffrire l’impossibilità di condurre una vita normale, lasciati soli dall’incuria e dalla incapacità. casi di Nola e di Napoli, apparentemente distinti, sono in realtà figli delle medesime storture.
Entrambi gli eventi, infatti, sono il frutto marcio dell’assoluta mancanza di procedure certe, semplici, lineari, idonee a gestire le emergenze. Quando, come nei citati casi, regna la confusione più totale tra mansioni, ruoli, giurisdizioni e prerogative diverse, si finisce nel solito vizio italiota che, nell’impossibilità di risalire ad un qualche colpevole, assolve tutti. È, dunque, la mancanza di chiarezza, di trasparenza, di razionalità delle procedure di gestione delle crisi che lascia impuniti i potenti e sul terreno le solite vittime. Ovvero i poveri, gli indifesi, i più deboli, che sono e saranno gli unici sconfitti dalle emergenze. Si pensi a quello che sta accadendo in questi giorni con l’allarme gelo, gestito come sempre nell’improvvisazione e risolto solo grazie ad interventi caritatevoli e a spinte volontaristiche. O, come candidamente emerso qualche mese fa, l’assoluta vaghezza che regna indisturbata riguardo al governo della possibile allerta dovuta al rischio Vesuvio. Tutto è lasciato al caso, al destino. La negazione della politica, la negazione dello Stato. Ma c’è di più. Perché è facile osservare come quelle della sanità a Nola o degli studenti diversamente abili a Napoli in realtà non sono nemmeno vere e proprie emergenze. Se al pronto soccorso arrivano pazienti che nell’85% dei casi non sono gravi e che non ricevono normale assistenza, vuol dire che è l’amministrazione sanitaria ordinaria a fare acqua da tutte le parti. E lo stesso vale per i bambini e ragazzi diversamente abili che risiedono a Napoli, di cui si conosce tutto. Si sa quanti sono, di cosa necessitano, delle risorse di cui abbisognano. Si sa tutto. Le emergenze sono altre. Lo sbarco improvviso di migranti, una nevicata eccezionale, un terremoto. Queste sono emergenze. Eventi imprevedibili ed imponderabili, straordinari. Quelli di Nola e dei bambini di Napoli sono solo quotidiana infamia.